Conan – il capolavoro di Hayao Miyazaki

di Igor Carta

Conan è un anime che ha fatto storia, uno dei più celebrati che consacrò il genio di Hayao Miyazaki

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Ci sono tanti anime in giro, ma solo alcuni rimangono negli annali, uno o forse due fanno storia. Se Dragon Ball fu il capolavoro di Akira Toriyama certamente Conan è stato il capolavoro di Hayao Miyazaki, non c’è adulto di oggi che non l’abbia visto da bambino e che non lo abbia apprezzato ma, cosa che lo accomuna con altri anime, solo andando in avanti con gli anni si comprendono le sfumature dei protagonisti, la forza ed il significato delle ambientazioni. Il regista giapponese per questo famoso anime venne ispirato da un romanzo dello scrittore statunitense Alexander Key, intitolato “The Incredible Tide“, l’incredibile marea, opera per ragazzi che in Giappone ebbe buon seguito ma che in Italia rimase quasi sconosciuto. Rispetto al libro, per chi lo ha letto, Miyazaki diede a tutta la vicenda dei significati e delle atmosfere molto forti ma mai ridondanti, è palese l’odio che emerge per la guerra, l’arroganza e per le tecnologie militari; la storia è ambientata nel 2028, venti anni dopo una catastrofica guerra nucleare che ha lasciato pochissimi sopravvissuti ed un pianeta sconvolto, con pochissime terre emerse. Ci sono luoghi come Indastria, il covo dei “cattivi” in cui la tecnologia cerca ancora di sottomettere la natura, ma in tutti gli altri luoghi, anche se coperti di vegetazione e brulicanti di vita, i segni della catastrofe sono sempre lì, a perenne monito, assai eloquenti i grattaceli che emergono dal mare, i resti di una autostrada che attraversa un’isola quasi incontaminata come Highharbor, o nell’isola di Gimsy, con città che via via vengono inglobate dalla foresta. Ma è ad Indastria che tali significati raggiungono l’apice; già all’arrivo si nota questa enorme torre solare attorno alla quale sorge una bidonville d’altri tempi, con il mare davanti al porto punteggiato dai resti di installazioni industriali affioranti. Questo luogo altro non è che un immenso cimitero in cui ancora aleggiano i fantasmi della follia che ha portato alla guerra, maggiore dimostrazione di ciò è il blocco Core, un complesso sotterraneo in cui 5000 persone cercarono rifugio ma che non vedranno mai più la luce del sole.

Il clou dell’anime è certamente il finale, quando il cattivo di turno, che si credeva morto e sepolto, riattiva l’ultimo esemplare dei bombardieri che distrussero il mondo. A Miyazaki piacciono gli aerei grandi, vedasi a titolo d’esempio il cortometraggio di Lupin “Le ali della morte“, o più probabilmente ne rimase impressionato quando da bambino, probabilmente, vedeva i B 29 statunitensi mettere a ferro e fuoco le città giapponesi. Il finale, dicevamo, con l’aereo Gigante precipitato sul mare rappresenta la fine dell’era dell’uomo tecnologico ed il suo possibile ritorno ad un tipo di vita in maggiore armonia con la natura, ma il bello di questo anime è che si possono guardare i 26 episodi centinaia di volte senza mai annoiarsi, scoprendo invece sempre nuovi significati nascosti un po’ ovunque. Insomma, un capolavoro.

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